Decreto Liquidità e Imprese

di Edoardo Maria Commodo

Superata a fatica l’emergenza sanitaria nazionale, il Governo è ora chiamato ad occuparsi della cura di un altro soggetto lasciato in ginocchio dall’inaspettata virulenza del “virus cinese”, l’economia del nostro Paese. Non esiste infatti attività economica che non abbia, in un modo o nell’altro, patito il riverbero negativo lasciato dalla pandemia mondiale ancora in corso.

Per affrontare una situazione eccezionale il Governo ha dovuto adottare strumenti altrettanto eccezionali, su tutti il recentissimo Decreto-ne Rilancio. L’obiettivo non è solo quello di supportare ed accompagnare attraverso l’emergenza i soggetti più duramente colpiti, ma soprattutto è quello di garantirne gli strumenti necessari per una ripartenza che si prevede più che in salita.

Tra questi, quello dichiaratamente pre al sostegno delle imprese e dei lavoratori autonomi, è il Decreto Legge 23/2020, meglio conosciuto come Decreto Liquidità, indicato quale mezzo agile e veloce per consentire alle imprese colpite dal lockdown un rapido accesso ad una liquidità di sostegno. L’ormai celebre “potenza di fuoco” è a disposizione degli imprenditori dall’8 aprile 2020 e consiste, o quantomeno dovrebbe, in 400 mld di euro sotto forma di garanzie rese dai due protagonisti del decreto: SACE S.p.a. ed il Fondo Centrale per le PMI.

Sebbene il Decreto Liquidità operi su una pluralità di fronti (sovvenzioni dirette, garanzie di Stato sui prestiti, agevolazioni fiscali, ecc ecc…) questo breve approfondimento intende incentrarsi sulle opportunità di accesso al Fondo Centrale di Garanzia, disciplinato all’articolo 13 del Decreto Liquidità, sintetizzandone gli aspetti fondamentali e necessari affinché un imprenditore comprenda “se”, ma soprattutto “come”, avvicinarcisi.

Il provvedimento legislativo in esame innanzitutto amplia il raggio di competenza del Fondo Centrale per le PMI al quale potranno rivolgersi non solo le imprese che definiremmo “piccole o medie” ma qualunque impresa, a condizione che non superi complessivamente i 499 dipendenti. Inoltre non vi saranno più limiti all’importo dei finanziamenti richiesti ed è altresì stata alzata l’asticella della garanzia diretta ed indiretta, rispettivamente al 90% e 100%.

Su tali presupposti, ecco come dovrebbe operare il Fondo:

  • Garanzia al 100% per imprese e partite IVA che accedono al Fondo per ottenere prestiti fino a 25.000 euro, calcolato sul 25% del fatturato. Questo ramo di piccoli finanziamenti sarà caratterizzato da rilascio ed autorizzazione automatica alla richiesta, accompagnata da autocertificazione del danno causato dal blocco coronavirus;
  • Garanzia al 100% (90% FONDO e 10% CONFIDI) per le imprese fino a 3,2 milioni di euro di ricavi e fino a 499 dipendenti, le quali potranno chiedere un finanziamento pari al 25% del proprio fatturato, non oltre 800.000 euro. L’emissione non avverrà automaticamente così come al punto precedente, ma verrà sottoposta ad una valutazione più leggera in quanto vi sarà solo un’analisi degli ultimi due bilanci, senza il coinvolgimento della Centrale dei Rischi;
  • Garanzia al 90% per tutte le imprese (fino a 499 dipendenti) richiedenti un finanziamento fino a 5 milioni di euro. L’importo in ogni caso non potrà superare il 25% del fatturato 2019, il doppio della spesa salariale del 2019 od il fabbisogno degli investimenti da sostenere nel breve periodo, quest’ultimo dato ovviamente autocertificato dall’imprenditore richiedente. In questo caso sarà il Fondo a valutare l’erogazione del finanziamento, così come i tassi di interesse che con lui dovranno negoziarsi.

Solamente dopo aver esaurito le capacità di accesso al Fondo Centrale di Garanzia, gli imprenditori del PMI e le partite IVA potranno beneficiare dell’intervento della SACE, disciplinata all’art. 1 del Decreto Liquidità. Quest’ultima mette a disposizione delle imprese di ogni dimensione 200 mld di euro garantiti dallo Stato fino al 90%, percentuale che oscilla a seconda che il richiedente abbia più o meno di 5.000 dipendenti o di 1,5 mld di euro.

Ad un mese dall’entrata in vigore della norma in esame però, non sono poche le perplessità rappresentate dalla classe imprenditoriale.

In primo luogo, non proprio tutte le imprese che presentano i canoni richiesti potranno accedere al Fondo. Infatti, quelle in stato di “sofferenza” non potranno beneficiare delle disposizioni di emergenza sopra brevemente riportate. Detto altrimenti, il legislatore ha voluto offrire questo salvagente finanziario alle sole aziende che possano attribuire la difficoltà economica affrontata solo e soltanto all’epidemia. Chi può considerarsi sano in una normale condizione di mercato, avrà senz’altro più possibilità di restituire quanto preso in prestito e nei tempi pattuiti.

Ecco, altro aspetto che lascia perplessi gli imprenditori e non solo, è il termine previsto per la restituzione dei finanziamenti. Sei anni infatti potrebbero considerarsi un termine troppo breve, soprattutto considerando la profondità della crisi che stiamo affrontando. A tal proposito si consideri altresì che Confindustria ha proposto un piano di rientro da spalmarsi su ben 30 anni… Ad oggi quindi il rischio è che l’unico effetto sia quello “tampone” – senz’altro la parola del momento – ovvero un beneficio minimo e momentaneo, destinato a procrastinare una crisi determinata dall’insolvenza delle aziende che ora beneficiano delle presenti misure finanziarie agevolate ma che, sostanzialmente, non fanno altro che aggravarne l’esposizione debitoria.

Ed infine le tempistiche, ancora troppo lunghe ed incerte, inconcepibile in un momento in cui la crisi di liquidità ha assunto una portata drammatica. L’erogazione dei finanziamenti al di sopra dei 25.000 euro – sotto questa somma il prestito viene reso senza valutazioni – resta infatti ancora subordinata all’esito positivo di complesse istruttorie di indagine eseguite dal ente creditizio erogante, tenuto a valutare il modello economico-finanziario dell’impresa insieme ad altre numerose condizioni. Di conseguenza pare evidente come una discrezionale valutazione non possa che porre un velo di incertezza non solo sulle tempistiche, ma anche sulla concessione vera e propria del finanziamento stesso.

Detto ciò, è vero che le tempistiche così come le modalità potranno anche risultare un problema per il raggiungimento di quanto promesso, ma è altresì vero che sono stati disposti aiuti alle imprese come mai prima d’ora. I provvedimenti messi sul tavolo sono numerosi e complessi e continueranno ad essere integrati con nuove disposizioni normative.

L’accesso al credito garantito non rappresenta l’unico argomento in quanto viene accompagnato da provvedimenti dedicati allo sgravio fiscale ed alla decontribuzione.

Qualsiasi impresa, professionista o titolare di partita IVA quindi, indipendentemente da dimensione o fatturato, se correttamente informato avrà senz’altro modo di beneficiare delle nuove misure economiche di emergenza, magari cogliendo il primo segnale positivo di quella che tutti ci auguriamo essere una florida ripresa.

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