Sanità pubblica. Telefoni cellulari e tumori: partita azione legale per costringere il Governo a campagna informativa precauzioni e rischi per la cittadinanza

Lo Studio Ambrosio & Commodo assiste l’Associazione APPLE (Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog) ed il Sig. Innocente Marcolini i quali hanno lanciato oggi, 20 marzo 2014, una causa senza precedenti per il nostro paese con la quale chiedono al TAR Lazio di ordinare al Ministero della Salute e al Governo l’effettuazione immediata di una campagna di informazione pubblica su scala nazionale sui rischi di insorgenza di tumori per l’utilizzo dei telefoni cellulari, e sulle modalità da attuare per annullare o ridurre l’esposizione.

Il telefono cellulare è un dispositivo tecnologico che emette onde elettromagnetiche ad altissima frequenza e ogni giorno più di 40 milioni di italiani lo utilizzano.

Le Nazioni Unite, per voce dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 31 maggio 2011 hanno catalogato le radiazioni a radiofrequenza emesse dai telefoni mobili come ‘agente possibile cancerogeno’ per l’uomo, sulla base dell’aumento del rischio, fino ad un suo raddoppio, di tumori alla testa dimostrati in base a studi epidemiologici su larga scala.

Lo stesso 31 maggio 2011 l’OMS ha diramato una raccomandazione ufficiale all’adozione di misure di protezione per tenere distante il telefono dalla testa [1] : “…come, ad esempio, usare auricolari o sms”.

Nonostante questi allarmi di fonte istituzionale internazionale, ed inviti ad informare la popolazione, l’Italia non ha fatto nulla di ciò che costituiva il minimo indispensabile, in violazione di diverse norme obbligatorie a partire dall’art. 191 del Trattato sull’Unione europea che fissa il principio di precauzione.

Enti pubblici statali e regionali di diverse nazioni del mondo avvisano da anni la popolazione dei rischi di sviluppare patologie neoplastiche tramite l’uso del telefono cellulare, come ad esempio la Francia, la Russia, la Città di San Francisco. In Italia invece, fino ad adesso, l’azione di informazione e avvertimento è stata svolta da associazioni private come APPLE, da singoli cittadini, da medici e giornalisti.

Nel ricorso notificato si chiarisce che la campagna di informazione e prevenzione andrà svolta anche in assenza di certezze definitive: con quaranta milioni di utilizzatori in Italia esposti ogni giorno alle onde elettromagnetiche dei cellulari, si legge nel ricorso, non è un problema attuare la campagna al momento attuale, e avere la smentita sui rischi in un secondo tempo, ma al contrario, sarebbe un enorme problema di sanità pubblica non attuarla nel presente – pur con i ritardi già accumulati – e ottenere la conferma dell’autenticità dei rischi. Perché in questo caso milioni di uomini donne e bambini sarebbero stati ulteriormente esposti ad un crescente rischio di sviluppare tumori alla testa.

D’altronde, si sostiene nell’atto notificato, dopo tanti insegnamenti tragici lo sviluppo delle conoscenze umane impone una prospettiva completamente nuova: in passato in almeno tre casi di disastri di massa (esposizione alle polveri di amianto, fumo di sigaretta, emoderivati) ci fu chi lanciò gli allarmi, invitando alla precauzione, con anni di anticipo rispetto alle decisioni politiche, e venne tacciato di allarmismo dai vari portatori di interesse contrario. Se quelle persone fossero state ascoltate per tempo, le proporzioni dei danni sulla popolazione sarebbero state enormemente minori.

Tra le richieste specifiche, più di venti, che i ricorrenti APPLE e Marcolini hanno presentato al TAR, si trovano gli ordini al Governo di vietare forme di pubblicità di telefonia mobile fintantoché non sarà provata con certezza la non nocività dei prodotti, il divieto di utilizzo integrale sull’uso dei cellulari per i minori di 16 anni, la raccomandazione all’uso da parte della popolazione generale esclusivamente per casi di emergenza, l’obbligo di apporre avvertenze all’esterno delle confezioni dei nuovi prodotti circa i possibili rischi cancerogeni e la necessità di modalità di utilizzo cautelativo per ridurre l’esposizione, a partire dall’opzione non-utilizzo, così come avviene per le confezioni dei prodotti del tabacco.

Altri articoli:

[1] Comunicato stampa IARC n.208/11 WHO/IARC.

Articoli

Menu