Torino, gamba amputata dopo una lussazione
Chiesta archiviazione per tutti i 68 indagati

Riportiamo l’articolo a firma di Sarah Martinenghi, pubblicato su La Repubblica – Torino, in data 31/03/2016.

ERANO stati indagati in 68. Tutti i medici, del Cto e delle Molinette, che avevano avuto in cura Davide Patanè, il giovane di 22 anni che aveva subito l’amputazione parziale della gamba dopo essere stato ricoverato per una lussazione a un ginocchio. Ora la procura ha chiesto l’archiviazione per tutti e 68.
Il ragazzo, assistito dall’avvocato Renato Ambrosio (con Fabiana Raimondi e Francesco Meloni) non farà opposizione preferendo agire in sede civile. “E’ un discorso di civiltà giuridica – spiega l’avvocato Ambrosio – sotto il profilo civilistico non citeremo nessun medico, ma faremo causa all’azienda sanitaria per ottenere un giusto e dovuto risarcimento che compensi il grave danno che questo ragazzo ha subito e si porterà per tutta la vita, sia nella attività lavorativa, che affettiva e relazionale. Ciò non vuol dire che faremo sconti, ma saremo attenti nel riconoscimento del danno e di tutti i diritti violati”. Per la drammatica vicenda capitata a Patanè, il 3 maggio 2015, a seguito di una banale caduta da un muretto, il pm Francesco La Rosa aveva optato per una scelta estremamente “garantista”, mettendo sotto inchiesta il gotha della Città della Salute. Tra chi aveva ricevuto l’avviso di garanzia c’era Piero Bretto (chirurgo vascolare dell Molinette responsabile dei trapianti di rene), Bruno Battiston (direttore della traumatologia muscolo- scheletrica del Cto e luminare della chirurgia della mano) e Maurizio Berardino (direttore del Dea del Cto), e poi ortopedici, chirurghi vascolari, anestesisti. Tutti accusati di lesioni personali colpose e difesi da avvocati come Gino Obert, Roberto Piacentino, Stefano Castrale e Monica Muci. Ora, in sette pagine, il pm spiega la decisione di non portare a giudizio nessuno. Lo fa in seguito a una consulenza tecnica affidata al medico legale dell’università di Pavia Antonio Osculati che ha comunque rilevato almeno quattro profili di “negligenza”, senza tuttavia raggiungere una prova certa del nesso di causalità tra quanto accaduto al ragazzo e la complicanza che ha portato all’amputazione. Scrive il pm: “La lussazione veniva correttamente accertata al Cto. Invece di effettuare un necessario ‘ecodoppler dei vasì veniva praticata la doccia gessata (primo profilo di colpa accertato). Ricoverato in neurochirurgia, veniva tardivamente visitato, 14 ore dopo il ricovero (secondo elemento di colpa). Nella visita non veniva rimossa l’ingessatura per verificare lo stato della circolazione sanguigna della gamba (terza negligenza). Invece di essere frequentemente monitorato, il 4 maggio, veniva visitato solo una volta (quarta negligenza) con rimozione della gessatura. E solo allora gli veniva misurata la pressione della gamba destra che evidenziava un grave aumento patologico. Si procedeva a fasciotomia d’urgenza e veniva rilevata la necrosi muscolare. Tutto ciò denota certamente notevole ritardo

nella gestione di una complicanza gravissima e frequente nel caso della lussazione al ginocchio”. Il 5 maggio veniva trasferito alle Molinette. Da qui “la gestione del caso è stata improntata alla buona pratica clinica”. Se i medici si fossero accorti per tempo della complicanza “probabilmente si sarebbe potuta evitare l’amputazione”. Probabilità però, che non raggiungono la prova necessaria per portare a processo nessuno dei 68 medici indagati.

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